Sapete quanto a me piaccia camminare, passeggiare per le strade di una città (soprattutto se la visito per la prima volta), per osservarla scorrere cercando di capirne "l'anima". Anche a Berlino ho cercato di mantenere (almeno in parte) la mia preferenza per le lunghe passeggiate allo stare al chiuso visitando i musei. Certo, ho visitato anche alcuni musei, ma in questo post, il primo in cui vi parlo della mia settimana berlinese, vi parlerò di una passeggiata di poco più do un'ora.
Sfogliando la mia lonely planet, ho trovato un percorso a piedi suggerito che riguarda la "Berlino ebraica". La storia del '900 la conosciamo tutti, non c'è di certo bisogno di ripeterla, e io mi sono lasciata rapire dalla descrizione della guida e dalla storia di questi luoghi "simbolo" della storia stessa.
La passeggiata inizia, ovviamente, dalla Sinagoga. Bella, non troppo imponente, incastonata con le sue cupole tra gli altri palazzi, era il maggiore luogo di culto della Germania; oggi all'interno vi è un museo ed è anche un luogo di incontro par la comunità.
Poco distante c'è la "Jüdische Mädchenschule": era una scuola femminile ebraica. Venne riaperta nel 2012 (quindi anche "poco" tempo fa) come galleria d'arte e ristorante.
Continuo fino alla "Der Verlassene Raum" (La stanza abbandonata), un'installazione artistica. In un "palchetto" ci si trova davanti ad un tavolo e due sedie, di cui una a gambe all'aria: vuole ricordare (la guida dice "commemorare") gli ebrei che furono costretti a lasciare le loro case di corsa senza potervi mai fare ritorno. Non lasciatevi ingannare da una foto (sia la mia che tutte quelle che trovate in rete) e(/o) dalla descrizione di una guida. Non si tratta semplicemente di un tavolo e due sedie, quando ci si trova veramente lì davanti non si può che riflettere...
Lungo la Grosse Hamburger Strasse, si trova la "Missing House". Sicuramente la riconoscerete, perché si nota quello spazio dove, una volta, vi era un palazzo che è stato distrutto da una bomba.
Sui palazzi accanto si trovano delle targhe commemorative delle famiglie ebree che persero la vita a causa di quella bomba. Famiglie scomparse bruscamente mentre stavano semplicemente vivendo la loro vita.
Poco più avanti si trova quella che era nata come scuola maschile ebraica: fondata nel 1788 e chiusa dai nazisti, sopravvisse senza danni alla guerra. Oggi è frequentata da ragazzi e ragazze di religione ebraica e non.
Accanto alla scuola si trova il cimitero ebraico: piccolo ed immerso nel verde. Ammetto che è uno dei luoghi che mi ha colpita di più durante il mio giro. Non è "affollato" come i cimiteri che mi è capitato di vedere, le tombe sono ordinate e "composte" ed è molto verde.
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Arrivata a questo punto mi allontano dalla zona di Scheunenviertel, saltando l'ultimo punto del percorso consigliato dalla guida (mi piace "rifare" i percorsi adattandoli a ciò che preferisco fare in quel momento) e prendo la metro per andare all'Holocaust Mahnmal, vicino alla Porta di Brandeburgo. Si tratta di un monumento costruito per ricordare le vittime ebree in Europa. Le 2700 stele, tutte delle stesse dimensioni, sono state costruite su un terreno in discesa per cui, quelle "al centro" sembrano essere più alte delle altre: girando "senza una meta" si percepisce la loro "serietà" e freddezza. Sembra di trovarsi in un luogo senza tempo, con tanti volti e forti ricordi del passato.
Questo è un posto che non si può non visitare, sia per ciò che rappresenta che per le sensazioni che dà ai visitatori.
Questa è la cartina che si trova sulla guida (Lonely Planet) che condivido qui con voi per farvi capire che giro ho fatto. L'unica differenza è che l'ultimo punto segnato (il numero 7; si tratta della "Haus Schwarzenberg", ovvero tre piccoli musei sulla storia degli ebrei durante il Nazismo), l'ho "sostituito" con l'Holocaust Mahnmal raggiunto con la metro.
La cartina dice che c'è bisogno di un'ora per completarlo, io ci ho messo circa 45 minuti in più. Ho deciso di andare con molta calma (includendo anche una pausa caffè per scaldarmi visto il freddo) e ho cercato di far emergere il mio lato più riflessivo: viaggiare, in fondo, serve anche per questo; E vedere questi edifici mi ha portato a riflettere sulla storia passata (anche se "recente") e su cosa è sopravvissuto alle follie del passato.
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