Radicofani, in Val D'Orcia, è uno di quei piccoli borghi che ti rubano un pezzetto di cuore quando li visiti e ti restano impressi a lungo nella memoria al ritorno a casa.
Siamo arrivato intorno alle 11, forse anche un po' dopo, in questo borgo Bandiera Arancione. La nebbia e l'umidità, la mattina presto, avevano fatto da padrone lasciando le strade inumidite e l'aria abbastanza fresca. Le stradine strette hanno un'aura quasi magica, data dai palazzi in pietra ai lati delle stesse, e conducono il visitatore alla scoperta del borgo, dei suoi monumenti e della sua storia.
Certo, il paese è piccolo e le cose da vedere non sono poi tantissime, ma non per questo Radicofani "stanca" i suoi visitatori: ci sono anche storie interessanti che arrivano dal suo passato e vale la pena scoprirle e ricordarle.
Il nostro giro lo cominciamo dalla Chiesa di San Pietro. Non è grandissima, ovvio per un piccolo paesino, semi nascosta nel centro storico del paese.
Al suo interno sono molto interessanti i vari dossali in terracotta policroma invetriata, tecnica adoperata dalla famiglia dei Della Robbia. Due si trovano nelle navate laterali e l'atro si trova sull'altare maggiore ed è stato attribuito a Benedetto e Santi Buglioni discepoli di Andrea Della Robbia.
Da quello che ho potuto capire, questa tecnica è molto importante nell'arte (religiosa) ed è un tratto distintivo della Toscana e credo, quindi, che sia decisamente importante fare una tappa ad ammirare questi gioielli dell'arte. Vi ci vorrà poco tempo per girarla tutta ed ancora meno per rimanerne estasiati ed entusiasti!
Proprio "di fronte" la Chiesa di Santo Stefano si trova un'altra piccola chiesa del paese, la Chiesa di Sant'Agata. Se possibile, questa è più piccola della chiesa precedente, ad unica navata, ma ugualmente bella (anzi, forse anche di più!). Seppur piccola, questa chiesa racconta davvero tanto della storia del paese, della Val d'Orcia e della Toscana e questo è l'aspetto che più mi ha colpita perché questi posti che racchiudono la storia di un luogo mi hanno sempre colpita: quello che racconta credo sia l'aspetto più importante di un luogo d'interesse turistico e culturale! Ad ornare l'altare maggiore troviamo una "Robbiana", raffigurante la madonna col bambino e i Santi Francesco, Elisabetta d'Ungheria, Cristina di Bolsena (o Orsola) e Lorenzo, realizzata da Andrea Della Robbia all'incirca nel '500. Si, devo ammetterlo: non mi ricordavo tutti i rappresentati in quest'opera e sono dovuta ricorrere all'"aiuto da casa", ovvero wikipedia.
Sant'Agata, già patrona di Catania (se non erro), è patrona (anche) di Radicofani ed è la santa protettrice dai terremoti: proprio per questo motivo gli abitanti della zona (soggetta a terremoti) si rivolsero a Sant'Agata chiedendo protezione contro questi eventi.
Come vi dicevo all'inizio, Radicofani ha tanto da raccontare e (anche) da qui passa la storia di Ghino di Tacco, esponente di una famiglia nobile senese che, insieme al padre al fratello ed allo zio, si dava al brigantaggio ("autorizzato")nei dintorni di Siena. Ghino fece l'errore di occupare il castello di Torrita di Siena, e dopo qualche problema (incendio al castello e ferimento di un esponente della nobiltà), la famiglia venne condannata e padre e zio vennero impiccati. Si diede nuovamente al brigantaggio qualche anno dopo, dopo aver occupato la rocca di Radicofani. Ghino faceva il brigante lungo la via francigena, derubando i viaggiatori più ricchi, senza portar loro via tutti gli averi ed offrendo loro un banchetto, mentre lasciava passare senza infastidirli i poveri e gli studenti. Da questo suo comportamento nacque la sua nomea di "Roobin Hood italiano". Dante lo cita nella Divina Commedia, tra i personaggi del sesto canto del Purgatorio: lo cita quando parla del giurista Benincasa da Laterina (l'Aretin), giureconsulto a Bologna, poi giudice del podestà di Siena, ucciso da un fiero Ghino di Tacco.
« Quiv'era l'Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte »
(Dante, Purgatorio VI, vv. 13-14).
Trovate la statua di Ghino di Tacco in piazza Ghino di Tacco, da cui c'è anche una bellissima vista sulla valle circostante (sapete no che io sono una grande amante dei panorami toscani!).
Concludo segnalandovi questo edificio all'ingresso del paese: si tratta dell'edificio della Posta, fatto costruire dalla famiglia De' Medici all'incirca nella seconda metà del XVI secolo. Si trova lungo l'antica via francigena e vi venivano ospitati i pellegrini che necessitavano di fermarsi (per la notte). Qui si fermarono personaggi illustri del passato, come Dikens e Montaigne.
Mi fermo qua, come promesso, con il racconto di questo paesino. Se volete gustarvi tutte le foto scattate in questo fine settimana toscano, le trovate nell'album dedicato al blogtour in Terre di Siena. Se preferite, potete sempre guardarvi il video, un po' più lungo rispetto al mio solito, ma volevo essere il più esaustiva possibile nel raccontarvi questo weekend!
lunedì 5 gennaio 2015
Terre di Siena: alla scoperta di Radicofani
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