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mercoledì 15 agosto 2012

Il turismo macabro

Era da diverso tempo che volevo scrivere un post sul cosiddetto turismo macabro (quello che si verifica quando orde di turisti si riversano nei luoghi di morte, violenza,omicidi, etc). Ho deciso di farlo in questa silenziosa giornata di ferragosto 2012 aiutandomi con l'articolo di Vincenzo Tessandori uscito sul Venerdì di Repubblica del 3 agosto. E vorrei che da questo post potesse nascere una discussione su questo filone di turismo che, ormai in tutto il mondo (o quasi), sta prendendo piede.

La prima frase che si nota dell'articolo è questa:
-- I "posti" delle tragedie sono diventati, sempre di più, meta di viaggi. A causa, soprattutto, della spettacolarizzazione del dolore [...] --

In effetti capita molto spesso che, nei telegiornali e nei giornali, oltre al dare la notizia con tutte le notiziole d'appendice e tutti i fatti collegati, vengano mandate interviste a tutte le persone che conoscevano l'assassino (o l'assassinato), agli amici ed ai parenti del morto, ci facciano vedere, da tutte le angolazioni, la città e la casa dove è avvenuto l'omicidio. E, per qualche motivo (che almeno io non riesco a capire), tutto questa "spettacolarizzazione del dolore" di chi sta male per ciò che è accaduto, attira i turisti.

-- "Il turismo del macabro, però, è sempre stato organizzato, basti pensare al Colosseo [...]. La gente ci andava soprattutto per veder ammazzare." osserva Sabino Acquaviva, sociologo.--

-- non è facile dire se la gente pretenda sempre maggiori notizie dai mezzi di informazione o se, di propria iniziativa, siano questi a rovesciarne valanghe. [...] una cosa è il dovere di cronaca, altra far spettacolo del dolore --

Quest'ultima frase si ricollega a quello che vi dicevo poco fa, quando ci ritroviamo sommerse dalle famose interviste di amici e parenti che spesso e volentieri dicono "non me lo aspettavo, era un cosi bravo ragazzo" e cose simili, o le interviste a genitori, parenti ed amici della persona uccisa/scomparsa/vittima in generale di una qualche violenza.

Questo tipo di "vacanza breve" segue tre filoni:
slum tourism: la visita ai luoghi considerati di degrado morale ed allo stesso tempo di forte autenticità (come le favelas di Rio)
dark tourism o grief tourism legato al patriottismo o alla memoria dolorosa, come le escursioni ad Auschwitz o a Ground Zero
black tourism,legato alla volontà morbosa di visitare un luogo di morte

-- [...] Esiste, in tutto questo, anche un rovescio della medaglia. [...] La comunicazione generata da una disgrazia può creare, a sua volta, effetti devastanti. [...] Si ritiene che occorrano almeno cinque anni di tempo per cancellare le conseguenze di appena 12 mesi di bombardamento mediatico.--

Secondo lo psichiatra Pier Giulio Zalla, citato nell'articolo, questa morbosa curiosità di massa è scatenata dalla ricerca della trasgressione. Sempre Zalla dice che questo deriva dal fascino esercitato dal proibito e che quelle persone non vorrebbero uccidere come l'assassino, ma puntano comunque ad immedesimarsi.
Io quindi mi chiedo: c'è veramente qualcosa di trasgressivo nell'andare a vedere la casa di Avetrana o lo scheletro della Costa Concordia all'Isola del Giglio? Secondo me no. Secondo voi?

A quanto pare, però, questa è una pratica che esiste già dal 1860, quando, in Inghilterra, alcuni smaniavano per infilarsi nel letto dove era stato ammazzato un bambino.

Voi conoscete qualcuno che ha mai fatto del "turismo macabro" (o turismo nero che dir si voglia)? o come me, anche voi ed i vostri amici non ci vedete nulla di cosi esaltante?


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