Dopo aver visitato Orvieto, ci siamo messi in moto verso Civita di Bagnoregio.
Questo paesino è arroccato su uno sperone di tufo che, lentamente, sta franando (nella valle potete osservare diversi speroni che mostrano come piano piano stanno scomparendo a forza di franare): il tufo usato per Civita, è meno compatto di quello, ad esempio, usato per Pitigliano e quindi sta cominciando a sparire.
Per accedere al paese esiste solo un ponte pedonale (con un dislivello finale da veri amanti delle sfide, oserei dire) e per le macchine c'è un parcheggio (a pagamento) in un piazzale sotto il ponte (c'è una stradina laterale sulla sinistra, scendete per quella e ci arrivate).
Già passata la porta d'entrata si capisce il fascino di questo borgo: non ha palazzi enormi, Chiese sfarzose e campanili che toccano il cielo, ma piccole chiese, balle di fieno nella piazza principale, edifici piccoli, separati da piccoli vicoletti e con i rampicanti che sembrano indicarti la strada.Quindi a Civita dimenticatevi le guide turistiche e gli appunti che avete preso da internet: girate per le strade e guardatevi intorno: è tutto quello che vi serve per vedere questo borgo, definito ormai "morente".
Il belvedere, che in realtà è un giardino privato, si apre poi sulla parte di vallata che, quando si è davanti al ponte, non si può vedere. Fermatevi li cinque minuti e guardatevi anche intorno nel giardino: ci sono alcuni degli strumenti agricoli di una volta (è sempre storia, no??).
Si è fatta ora di ritornare a Roma, quindi ritorniamo alla macchina.
Nessun commento:
Posta un commento