Finalmente sono riuscita ad andare anche io a vedere EXPO ed oggi sono qui a scriverne (e questo sarà solo il primo post). Devo ammetterlo subito e molto sinceramente: non ne sono rimasta così affascinata ed entusiasta come invece è capitato ad alcune persone con cui ho parlato in questi mesi. All'inizio, questa è un’ammissione ancora più sincera, mi è sembrata solo una grande Disneyland... Una sorta di gigantesco parco divertimenti nemmeno riuscito molto bene. E la cosa mi ha un po' sconcertata. Per fortuna, poi, un minimo mi sono ricreduta, ma non saltiamo subito alle conclusioni ed andiamo con un po' di ordine. Noi (io e mia madre, giuro che non è un plurale maiestatis) siamo entrate dall'ingresso ovest, vicino il padiglione zero, ed entrambi i giorni abbiamo trovato poca fila (il giovedì mattina, alle 10:15, ne abbiamo trovata davvero pochissima).
Il mio racconto, come vi ho già detto, lo spezzerò in due parti per non annoiarvi troppo ed oggi vorrei parlarvi un po’ di cosa mi è piaciuto e di cosa, secondo la mia opinione, poteva essere fatto meglio. Devo però specificare, prima di iniziare, che non abbiamo visto ne il padiglione italiano ne quello giapponese: entrambi i giorni vi erano file per noi improponibili (più di 3 ore e mezza, entrambi i giorni, tutto il giorno) ed abbiamo quindi scelto di vedere altro evitando queste file lunghissime. Cercherò di essere il meno noiosa possibile. Inizio con i padiglioni che mi sono piaciuti e che consiglierei di vedere.
Parto dal Brasile, che ha creato un padiglione articolato su due piani molto interessante per l'allestimento: hanno decorato il centro del padiglione con dei vasi bianchi, dalle forme particolari, sospesi tramite l'uso di cavi attaccati al soffitto.
Tra tutti quelli che abbiamo visto, quello della Cina è stato sicuramente il padiglione più bello. Ornamenti molto curati, esposizione direi ben fatta per come "racconta" la sua storia e giochi di luce che colpiscono i visitatori. C'è anche una sala dove, ogni mezz'ora, è possibile vedere un filmato (cartone animato)che dura circa 15 minuti e che racconta una "riunione di famiglia" per la festa di primavera (se non si è ad expo con bambini potrebbe risultare un video noioso).
L'Argentina ha creato una struttura piccola, incentrata molto sul video e questa è una cosa che, lo ammetto, ho apprezzato molto. La fila scorre abbastanza velocemente (noi abbiamo aspettato circa 15 minuti)
Ci ho messo un po a capire cosa avevano creato i Paesi Bassi, quale fosse la struttura da loro creata... Per poi scoprire, guardando la cartina, che loro era l'area all'aperto piena di "food truck"!
La "Vanke" è un'azienda privata cinese che ha creato un suo padiglione all'interno di expo, un padiglione davvero molto bello! Da fuori ricorda molto i dragoni cinesi. L'interno è stato arredato/costruito molto bene, a mio parere: canne di bambù, a ricordare la Cina, e schermi, divisi in gruppi da 3/4 schermi ciascuno, che raccontano l'evoluzione del cibo in Cina (ciascun gruppo di schermi con immagini diverse, ma che si legano a quelle che si vedono sugli altri. C’è sempre un po’ di fila e si aspettano sempre tra i 20 ed i 30 minuti per entrare (se avete un cappellino è meglio, parte della coda è sotto il sole ed alle 2 del pomeriggio il sole è ancora abbastanza caldo e fastidioso).
Un’altra struttura degna di nota, secondo me, è quella creata dalla Turchia. Padiglione al 90% all’aperto e, solo in minima parte, “al chiuso” per ospitare due mostre. Qui si può anche mangiare e potete scegliere tra kebab ed un “ristorante – self service” dove c’è un po’ di coda e si spendono (minimo) 15/16 euro a persona (anche solo per una porzione di riso e 3 arrosticini).
Grande (molto) ed abbastanza interessante, anche se leggermente confusionario, è il padiglione della Federazione Russa. Su più piani, con anche una terrazza “panoramica”, fanno anche assaggiare qualcosa di tipico (a base di pesce) e ci sono, ad orari predefiniti, degli showcooking.
Uno tra i migliori che abbiamo visitato è il padiglione della Francia. La fila scorre in mezzo ad un orto (idea ripresa da molti padiglioni) e la struttura, vista dall’esterno è molto bella. L’interno credo sia strutturato bene e si visita abbastanza tranquillamente.
Israele mi ha fatta ricredere in corso di visita. La prima parte, “interattiva” con un dialogo tra un uomo sul palco e la registrazione di una ragazza molto famosa in Israele, ricorda molto un villaggio turistico (tant’è che noi stavamo pensando, addirittura, di uscire senza continuare), per poi passare per altre due stanze dove si vedono sempre dei video (stavolta più interessanti. La fila per entrare non era troppo lunga e scorreva abbastanza velocemente.
All’interno del cluster “Bio - Mediterraneo" si trova il padiglione dell’Egitto , uno degli unici due padiglioni che mi sono piaciuti tra quelli all’interno dei vari cluster. Anche in questo caso l’uso dei video è molto ampio (uno ve l’ho mostrato caricandolo sulla pagina fan) ed hanno osato inserendo anche la realtà aumentata in due registrazioni nella sala principale del padiglione (dove trovate anche cose “tipiche” in vendita).
Tra i lavori migliori, secondo me, è da annoverare anche quello fatto dall’Irlanda: hanno creato un ambiente piacevole e hanno raccontato bene il cibo, segno che, secondo me, hanno ben centrato il tema expo.
Il Padiglione Zero, visto per ultimo il secondo giorno, l’ho trovato semplicemente splendido! Racconta l’evoluzione del cibo dalla preistoria ai giorni nostri, con la conseguente evoluzione degli strumenti per la coltivazione.
Fatto meglio degli altri, e soprattutto a tema cibo, è il padiglione del Venezuela (situato nel cluster "cereali e tuberi"): allestimento carino, si vede che ci hanno pensato almeno un pochino. Al contrario di molti altri padiglioni situati nei “cluster” qui parlano di cibo (e fanno anche assaggiare qualcosa di tipico venezuelano)
Ora vorrei parlare/raccontarvi i padiglioni “ni”: padiglioni che, per quanto mostrino (forse) un minimo di idea, non riesco a promuovere (o che potrebbero anche essere promossi, ma a malapena con la sufficienza).
Cominciamo dal Regno Unito. Lo abbiamo visitato di sera, intorno alle 21:15, perché siamo state attirate dalle luci che creano la Union Jack sulla struttura (sono sistemate ed organizzate in modo tale che questa bandiera “giri” sulla struttura). Ma a parte dei piccoli e brevi video lungo le pareti che delimitano la fila (e che sono scomodissimi da guardare) la struttura non offre altro che un bar/ristorante e questo gioco di luci serali. Potrebbe essere carino, ma forse così è troppo semplice.
In un momento di poca ressa, siamo entrate nel padiglione degli Stati Uniti che è decisamente molto affollato all’interno (si, anche quando la fila esterna è poca) e, proprio per questo grande affollamento, non si riesce a leggere niente dei pannelli esplicativi sulle pareti! Credo che, se solo si riuscisse a visitarlo meglio, potrebbe essere uno dei padiglioni migliori (non il più bello, però).
L'idea della Spagna è sicuramente carina, hanno messo (per fare un esempio) delle valigie che, con i nomi di cibi all'interno, rimandano all'export. Però è un'idea "velocemente rimovibile dai ricordi" e per questo non riesco a promuoverlo con più della sufficienza.
Ungheria: troviamo un gruppo che suona musica tipica (che si sente anche fuori dal padiglione, grazie ad altoparlanti). A parte questo, di interessante c'è poco.
Per l'Iran l'idea è stravista ad EXPO (motivo per cui, alla fine, risulta anche banale): si passa semplicemente attraverso un orto, per arrivare ad una scala che porta ad una sala con un video (che spiega alcune cose riguardo l'Iran, l'acqua ed il cibo). L'idea è carina, ma un intero padiglione fatto così risulta molto povero e scarno
Anche il padiglione del Vietnam è un "ni": di cibo non ne ho visto nemmeno una piccola ombra...! Però interessante è l'esterno della struttura e carino il poter assistere al un concerto di musica locale
martedì 15 settembre 2015
martedì 8 settembre 2015
#pecorinotoscanolive: due giorni alla scoperta del pecorino toscano DOP
Un luogo non è fatto solo da musei ed attrazioni (più o meno) turistiche, ma anche dal cibo che è possibile assaggiare. Il fine settimana appena passato (venerdì e sabato, per essere precisi) l'ho passato nei dintorni di Roccalbegna, in provincia di Grosseto, per il blogtour #pecorinotoscanolive, organizzato dal Consorzio per la tutela del Pecorino Toscano DOP e l'associazione italiana foodblogger.
Dopo aver pranzato a Grosseto, ci dirigiamo dove avevamo appuntamento alle 16 con il resto del gruppo. La prima visita è all'Allevamento Vannini, a Semproniano, dove la proprietaria ci mostra la mungitura delle pecore, che oggi si fa tutto con i macchinari (anche se quando lo abbiamo chiesto, la signora ci ha mostrato la mungitura a mano e ci ha fatto anche provare).
Ci portano, poi, al Caseificio Il Fiorino a Roccalbegna. Si notano subito tutti i premi che questo caseificio ha vinto, con la passione e l'attenzione che mettono nel preparare il loro formaggio (in fondo, senza passione ed attenzione le cose difficilmente vengono bene).
Showcooking con preparazione di ricette tipiche della Maremma toscana (tortelli ricotta e spinaci e pastafrolla per una crostata alla ricotta). Ceniamo al caseificio, provando il cibo preparato a mano poco prima: era tutto un qualcosa di spettacolare... Peccato non potervi offrire un assaggio!
La notte dormiamo al Grand Hotel Impero a Castel del Piano. La prima (e molto veloce) impressione è stata buona, mi piacerebbe tornarci per esprimere un'idea più approfondita.
Il giorno dopo, sabato 5 settembre, l'appuntamento è alle 9 per tornare al Caseificio il Fiorino. Qui ci mostrano come viene lavorato il latte e, quindi, prodotto il Pecorino DOP (sia stagionato che non). Passiamo per tutte le fasi di lavorazione e le celle di stagionatura e salatura. Per finire passiamo per il "reparto spedizioni" (si, il pecorino toscano DOP lo possono assaggiare anche in tanti paesi esteri!). Qui ci fanno vedere una forma di pecorino pronta per essere inscatolata e spedita, col marchio di riconoscimento del pecorino toscano DOP (ebbene si, ha un marchio identificativo ben preciso!). La passione della famiglia e di tutto lo staff c'è e si vede in tutto quello che fanno.
Finita la visita, prima di andare a pranzo, ci accompagnano a fare una passeggiata a Roccalbegna, un paesino piccolo, come molti altri piccoli paesini toscani. Si gira in poco tempo, poco più di un'ora (le chiese, ci hanno detto, sono solitamente chiuse e non visibili) ed è ottimo per una sosta non troppo breve durante un viaggio, per conoscere un angolo in più della zona maremmana. VI consiglio assolutamente di fare tappa anche qui, se siete in giro per la zona della maremma grossetana.
Alla fine del giro ci portano alla grotta di stagionatura naturale del caseificio Il Fiorino. Qui tengono il formaggio "riserva del fondatore" che, negli anni, ha vinto davvero numerosissimi premi: da assaggiare, sicuramente! Pranziamo con salumi, formaggi del caseificio ed altri piatti toscani prima di tornare verso la stazione (o andare a riprendere le macchine) per rientrare, con ancora il sapore del buon cibo toscano in bocca.
Già vi vedo, davanti a questo post, mentre pensate "vabbè, ma avete solo parlato di cibo, quello che avete poi mangiato... E quindi??"Beh, in realtà non si tratta solo di cibo. Cioè si, abbiamo parlato di cibo e mangiato tanto, ma in realtà abbiamo visto anche tanto altro, tutto quello che c'è dietro il lavoro che porta sulle nostre tavole il pecorino toscano DOP. Abbiamo scoperto quanta cura e passione queste persone mettono nel loro lavoro, quanta cura mettono nel cercare prodotti del territorio (perché non vanno bene "prodotti qualsiasi" ed è anche giusto premiare i prodotti locali, soprattutto quando si tratta di prodotti come il Pecorino Toscano DOP). Ci hanno fatto capire davvero quanto questi lavori, gestire un allevamento ed un caseificio, non sia assolutamente semplice.. Soprattutto ai giorni nostri (non che prima fosse semplice eh!). Riflettendoci, col senno di poi, ho capito che in fondo ammiro queste persone che, nonostante le mille difficoltà, portano avanti la loro azienda familiare con passione e dedizione.
Un ringraziamento va a Sara che mi ha chiamata per sapere se avevo voglia di partecipare, oltre che al consorzio per la tutela del Pecorino Toscano DOP ed all'agenzia RobesPierre per l'organizzazione ed all'allevamento Vannini ed al caseificio il Fiorino per averci mostrato il loro lavoro (e la loro passione)
Dopo aver pranzato a Grosseto, ci dirigiamo dove avevamo appuntamento alle 16 con il resto del gruppo. La prima visita è all'Allevamento Vannini, a Semproniano, dove la proprietaria ci mostra la mungitura delle pecore, che oggi si fa tutto con i macchinari (anche se quando lo abbiamo chiesto, la signora ci ha mostrato la mungitura a mano e ci ha fatto anche provare).
Ci portano, poi, al Caseificio Il Fiorino a Roccalbegna. Si notano subito tutti i premi che questo caseificio ha vinto, con la passione e l'attenzione che mettono nel preparare il loro formaggio (in fondo, senza passione ed attenzione le cose difficilmente vengono bene).
Showcooking con preparazione di ricette tipiche della Maremma toscana (tortelli ricotta e spinaci e pastafrolla per una crostata alla ricotta). Ceniamo al caseificio, provando il cibo preparato a mano poco prima: era tutto un qualcosa di spettacolare... Peccato non potervi offrire un assaggio!
La notte dormiamo al Grand Hotel Impero a Castel del Piano. La prima (e molto veloce) impressione è stata buona, mi piacerebbe tornarci per esprimere un'idea più approfondita.
Il giorno dopo, sabato 5 settembre, l'appuntamento è alle 9 per tornare al Caseificio il Fiorino. Qui ci mostrano come viene lavorato il latte e, quindi, prodotto il Pecorino DOP (sia stagionato che non). Passiamo per tutte le fasi di lavorazione e le celle di stagionatura e salatura. Per finire passiamo per il "reparto spedizioni" (si, il pecorino toscano DOP lo possono assaggiare anche in tanti paesi esteri!). Qui ci fanno vedere una forma di pecorino pronta per essere inscatolata e spedita, col marchio di riconoscimento del pecorino toscano DOP (ebbene si, ha un marchio identificativo ben preciso!). La passione della famiglia e di tutto lo staff c'è e si vede in tutto quello che fanno.
Finita la visita, prima di andare a pranzo, ci accompagnano a fare una passeggiata a Roccalbegna, un paesino piccolo, come molti altri piccoli paesini toscani. Si gira in poco tempo, poco più di un'ora (le chiese, ci hanno detto, sono solitamente chiuse e non visibili) ed è ottimo per una sosta non troppo breve durante un viaggio, per conoscere un angolo in più della zona maremmana. VI consiglio assolutamente di fare tappa anche qui, se siete in giro per la zona della maremma grossetana.
Alla fine del giro ci portano alla grotta di stagionatura naturale del caseificio Il Fiorino. Qui tengono il formaggio "riserva del fondatore" che, negli anni, ha vinto davvero numerosissimi premi: da assaggiare, sicuramente! Pranziamo con salumi, formaggi del caseificio ed altri piatti toscani prima di tornare verso la stazione (o andare a riprendere le macchine) per rientrare, con ancora il sapore del buon cibo toscano in bocca.
Già vi vedo, davanti a questo post, mentre pensate "vabbè, ma avete solo parlato di cibo, quello che avete poi mangiato... E quindi??"Beh, in realtà non si tratta solo di cibo. Cioè si, abbiamo parlato di cibo e mangiato tanto, ma in realtà abbiamo visto anche tanto altro, tutto quello che c'è dietro il lavoro che porta sulle nostre tavole il pecorino toscano DOP. Abbiamo scoperto quanta cura e passione queste persone mettono nel loro lavoro, quanta cura mettono nel cercare prodotti del territorio (perché non vanno bene "prodotti qualsiasi" ed è anche giusto premiare i prodotti locali, soprattutto quando si tratta di prodotti come il Pecorino Toscano DOP). Ci hanno fatto capire davvero quanto questi lavori, gestire un allevamento ed un caseificio, non sia assolutamente semplice.. Soprattutto ai giorni nostri (non che prima fosse semplice eh!). Riflettendoci, col senno di poi, ho capito che in fondo ammiro queste persone che, nonostante le mille difficoltà, portano avanti la loro azienda familiare con passione e dedizione.
Un ringraziamento va a Sara che mi ha chiamata per sapere se avevo voglia di partecipare, oltre che al consorzio per la tutela del Pecorino Toscano DOP ed all'agenzia RobesPierre per l'organizzazione ed all'allevamento Vannini ed al caseificio il Fiorino per averci mostrato il loro lavoro (e la loro passione)
martedì 1 settembre 2015
#instapost: il mio agosto stanziale su Instagram
Il mio agosto è stato abbastanza statico e stanziale, l'ho passato a Roma facendo giusto qualche gita e spostandomi in città (che bella Roma vuota, con molte meno macchine in giro!!). Ho cercato comunque di raccontarvi un po' dei miei spostamenti via instagram (mi seguite? no?? E cosa aspettate?) ed oggi ve li racconto anche qui, come ogni primo martedì del mese, con le foto che preferisco tra quelle caricate sul mio profilo instagram.
FIANDRE (ancora)
ROMA [Roma ad agosto mi piace sempre molto: si svuota e diventa molto più tranquilla e vivibile rispetto al resto dell'anno]
NEW YORK [Questo è stato, per me,il viaggio dell'anno. Sono tornata nella grande mela con mia madre, esattamente a 20 anni di distanza dal nostro primo viaggio qui]
ISOLE EOLIE [Mare, tranquillità, scoperta di posti a dir poco splendidi. L'Italia è bella tutta, ma ci sono certi luoghi che ti colpiscono più di altri e ti restano nel cuore]
CAMPO IMPERATORE, Abruzzo [2 ore e mezza di macchina non sono proprio una passeggiata, soprattutto se non si è abituati, ma questo è uno di quei posti per cui il viaggio vale assolutamente la pena]
FIANDRE (ancora)
ROMA [Roma ad agosto mi piace sempre molto: si svuota e diventa molto più tranquilla e vivibile rispetto al resto dell'anno]
NEW YORK [Questo è stato, per me,il viaggio dell'anno. Sono tornata nella grande mela con mia madre, esattamente a 20 anni di distanza dal nostro primo viaggio qui]
ISOLE EOLIE [Mare, tranquillità, scoperta di posti a dir poco splendidi. L'Italia è bella tutta, ma ci sono certi luoghi che ti colpiscono più di altri e ti restano nel cuore]
CAMPO IMPERATORE, Abruzzo [2 ore e mezza di macchina non sono proprio una passeggiata, soprattutto se non si è abituati, ma questo è uno di quei posti per cui il viaggio vale assolutamente la pena]
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venerdì 28 agosto 2015
Letteratura di viaggio: "A Napoli con Maurizio de Giovanni" di Vincenza Alfano
Un piccolo libro (136 pagine) ci porta in giro alla scoperta di una Napoli "diversa", che spesso non entra nei giri dei turisti che passano per la città. Lo fa attraverso quello che racconta Maurizio de Giovanni nei libri del commissario Ricciardi, ambientati proprio a Napoli durante gli anni '30 (in piena epoca fascista). Ammetto di non aver mai letto i libri di De Giovanni e, a tratti, di aver fatto fatica a mantenere alta l'attenzione su ciò che il libro racconta, ma non per questo posso dire che il libro non mi sia piaciuto. Ma andiamo con un po' più di ordine.
Il libro racconta 7 zone di Napoli (più un "bonus" riguardo alcuni cibi tipici della città) e lo fa riprendendo alcuni passi dei libri di De Giovanni in cui si scopre la città attraverso i sensi dell'ispettore Ricciardi più che "guardando i monumenti e basta". Ogni capitolo è un quartiere e, come vi dicevo all'inizio, dovete mantenere alta l'attenzione e non farvi distrarre "dal mondo esterno" per provare ad immaginare quella Napoli anni 30 di cui si parla. L'autore cerca di svelarci una Napoli "vecchia", ma ancora attuale, una Napoli da scoprire non semplicemente guardandola "alla meglio per passare al luogo successivo", ma scoprendola anche attraverso gli odori ed i sapori, passando anche per le voci delle sue strade e stradine.
In alcuni momenti, come ho scritto poco sopra, non è stato facile restare "concentrata" sul racconto, ma nonostante questo
Il libro racconta 7 zone di Napoli (più un "bonus" riguardo alcuni cibi tipici della città) e lo fa riprendendo alcuni passi dei libri di De Giovanni in cui si scopre la città attraverso i sensi dell'ispettore Ricciardi più che "guardando i monumenti e basta". Ogni capitolo è un quartiere e, come vi dicevo all'inizio, dovete mantenere alta l'attenzione e non farvi distrarre "dal mondo esterno" per provare ad immaginare quella Napoli anni 30 di cui si parla. L'autore cerca di svelarci una Napoli "vecchia", ma ancora attuale, una Napoli da scoprire non semplicemente guardandola "alla meglio per passare al luogo successivo", ma scoprendola anche attraverso gli odori ed i sapori, passando anche per le voci delle sue strade e stradine.
In alcuni momenti, come ho scritto poco sopra, non è stato facile restare "concentrata" sul racconto, ma nonostante questo
giovedì 20 agosto 2015
Atmosfere serali romane
Roma è sempre Roma, riesce sempre a stupirti anche quando ti trovi a girare "nei soliti posti". Dal tramonto in poi, alle volte, sembra quasi un'altra città "rimanendo sempre se stessa" (vabbè, lo sapete che se voglio fare un qualche ragionamento un po' contorto mi viene sicuramente molto bene, no??). Ho condiviso spesso, qui sul blog, foto scattate durante qualche passeggiata per le strade della città e oggi vorrei fare lo stesso (ancora), con alcune (altre) foto scattate durante qualche passeggiata ("quasi" serale) per la mia città.
Piazza Navona
Trastevere, durante l'estate romana
Colosseo e Fori Imperiali
Piazza Navona
Trastevere, durante l'estate romana
Colosseo e Fori Imperiali
venerdì 14 agosto 2015
Abruzzo: una giornata a Campo Imperatore
Non so se questo post (vi) sarà utile o meno, ma ci provo lo stesso a farlo diventare tale... Anche se il week end di ferragosto un po' di spensieratezza ci vuole. Provo a raccontarvi qualcosa delle ore passate a Campo Imperatore, in Abruzzo.
Chi mi conosce sa che non sono una grande amante della montagna e che le preferisco sicuramente il mare, ma nonostante questo non disdegno assolutamente gite in montagna e quindi, quando si è presentata l'occasione, sono stata ben felice di questa veloce gita in montagna. Da Roma ci arriviamo in poco più di 2 ore di macchina (andando con moltissima calma) e parcheggiamo vicino la funivia (abbiamo pagato 11 euro a testa il biglietto a/r) Ci sono corse ogni mezz'ora (tranne quella delle 14:30) e ci vogliono circa 7 minuti per arrivare su (o giù, ovviamente).
Ci accoglie un panorama "da paura" ed un fresco altrettanto fantastico (forse solo perché venivamo dai 36 gradi di Roma... O forse no). Molta era la gente arrivata fino qua per un po' di (sano) trekking e la cosa bella è stata che ce ne si accorgeva solo osservando la quantità di macchine e moto al parcheggio, perché per il resto gli spazi non erano così affollati. Ci avventuriamo un po' lungo il sentiero, verso il rifugio, anche se non eravamo molto attrezzate (senza, almeno, le scarpe adatte è decisamente difficile). Notiamo che, lungo il sentiero, non siamo le uniche due "matte" senza scarpe da trekking e decidiamo, al contrario di molti altri, di fermarci all'altezza di una piccola mandria di cavalli,tra cui anche due puledri che ancora prendevano (/prendono) il latte dalle madri: la scena era di una dolcezza unica!
La nostra gita non è stata lunghissima: pranziamo ad un camion bar che cucinava a tutto andare arrosticini e salsicce e ci ordiniamo due panini con salsiccia di una bontà unica anche se un po' pesanti per il caldo, alla modica cifra di 11 euro (totali per due panini e due bottigliette d'acqua) e poi torniamo giù con la prima corsa della funivia disponibile, quella delle 15. Una gita velocissima, come vi dicevo, che però ci ha fatto rifiatare e riprendere un attimo dal caldo torrido di queste giornate di agosto.
Vi lascio con qualche altra foto scattata in quelle poche ore di fresco a Campo Imperatore.
Chi mi conosce sa che non sono una grande amante della montagna e che le preferisco sicuramente il mare, ma nonostante questo non disdegno assolutamente gite in montagna e quindi, quando si è presentata l'occasione, sono stata ben felice di questa veloce gita in montagna. Da Roma ci arriviamo in poco più di 2 ore di macchina (andando con moltissima calma) e parcheggiamo vicino la funivia (abbiamo pagato 11 euro a testa il biglietto a/r) Ci sono corse ogni mezz'ora (tranne quella delle 14:30) e ci vogliono circa 7 minuti per arrivare su (o giù, ovviamente).
Ci accoglie un panorama "da paura" ed un fresco altrettanto fantastico (forse solo perché venivamo dai 36 gradi di Roma... O forse no). Molta era la gente arrivata fino qua per un po' di (sano) trekking e la cosa bella è stata che ce ne si accorgeva solo osservando la quantità di macchine e moto al parcheggio, perché per il resto gli spazi non erano così affollati. Ci avventuriamo un po' lungo il sentiero, verso il rifugio, anche se non eravamo molto attrezzate (senza, almeno, le scarpe adatte è decisamente difficile). Notiamo che, lungo il sentiero, non siamo le uniche due "matte" senza scarpe da trekking e decidiamo, al contrario di molti altri, di fermarci all'altezza di una piccola mandria di cavalli,tra cui anche due puledri che ancora prendevano (/prendono) il latte dalle madri: la scena era di una dolcezza unica!
La nostra gita non è stata lunghissima: pranziamo ad un camion bar che cucinava a tutto andare arrosticini e salsicce e ci ordiniamo due panini con salsiccia di una bontà unica anche se un po' pesanti per il caldo, alla modica cifra di 11 euro (totali per due panini e due bottigliette d'acqua) e poi torniamo giù con la prima corsa della funivia disponibile, quella delle 15. Una gita velocissima, come vi dicevo, che però ci ha fatto rifiatare e riprendere un attimo dal caldo torrido di queste giornate di agosto.
Vi lascio con qualche altra foto scattata in quelle poche ore di fresco a Campo Imperatore.
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